MISTERI DIPINTI


Compianto sul Cristo morto

Pietro Vannucci è stato un personaggio controverso, capace di realizzare opere sublimi quanto di compiere atti biasimevoli. visto che fu incarcerato per tentato omicidio.

“La beltà acceca cotanto la vista nostra
che migliore d’ogni inganno vela a sguardo e mente
ciò che pure mostra”

È richiamandomi alla saggezza di questa terzina, che andrò a vedere cosa c’è dietro il velo della bellezza, cercando e trovando i misteri che tra posture e pose imposte ai personaggi del dipinto, Pietro Perugino ha sorprendentemente profuso.
E al riguardo, tanto è stato ricco l’esito di tale ricerca, da farmi ritenere che l’uomo, ancora prima dell’artista, volesse realmente dipingere certi visi e certe espressioni, animato dal desiderio di denunciare le idee o perfino le attività segrete (in quel tempo di scomuniche e di roghi) dei personaggi sui contemporanei che nel dipinto in questione, ma non solo in questo, immortala.


Che Pietro Perugino fosse una persona non particolarmente solare, lo conferma il Vasari, storico dell’arte rinascimentale per antonomasia che, pur nella sintetica biografia che offre dell’artista, si lascia andare a un eloquente giudizio:

“Era Pietro persona di assai poca religione,
e non si gli puotè già mai far credere l'immortalità dell'anima, anzi, ostinatissimamente recusava ogni buona via.
Aveva ogni sua speranza ne' beni della fortuna e, per danari, arebbe fatto ogni mal contratto.”


“...arebbe fatto ogni mal contratto”

Per denari, dice il Vasari, Pietro Perugino avrebbe fatto qualsiasi cosa.
Basta questo per confermarmi che il “Divin pittore”, dietro il tratto dolcissimo delle sue Madonne, celava un carattere iracondo, persino criminale, così come denuncia la condanna per tentato omicidio.
Tutto ciò avvalora in me l’idea che proprio per la sua indole vendicativa, Pietro Perugino non fosse scevro da altri comportamenti negativi e che nei suoi dipinti nascondesse ben più di quello che l’apparente bellezza velava.
E se così fosse, cosa c’è di particolare nel Compianto sul Cristo morto?

La presenza di simbologia, e di numerosi segni particolari, è a tal punto abbondante che a mio avviso, potrebbero far persino pensare alla messa in atto di una vera e propria forma di delazione per via artistica.
Rendendomi perfettamente conto della gravità dell’affermazione e delle implicazioni che l’assunto può comportare, preciso subito che nel rinascimento, proprio la “via artistica” era assolutamente primaria nella trasmissione di atti e convinzioni, tanto che l'esaltazione quanto le accuse, venivano dipinte come oggigiorno vengono stampate. Considerando inoltre la facilità con la quale si poteva finire in odore di eresia e da questa sul rogo, l'apparire in un certo modo sulle tele di un artista, poteva suonare a vera e propria condanna.


Segni e simbologia usati nel dipinto

Personalmente ritengo che le descrizioni fatte dagli storici dell’arte e quanto appare scritto nei libretti d’accompagno della Galleria di Palazzo Pitti, dov’è custodito il capolavoro, siano alquanto vaghi, se non addirittura pasticcioni nell’assegnare nomi e funzioni ai vari personaggi. In pratica, così com’è possibile rilevare osservando l’immagine qui sopra, dei dodici personaggi rappresentati sulla tela, soltanto sette sono specificati dagli studiosi.

1. Nicodemo, il primo in basso a sinistra.
2. Una prima pia donna, quella che sostiene il capo di Gesù.
3. Maria, vestita come una claustrale clarissa
4. quindi una seconda pia donna
5. Ultimo in basso a destra, Giuseppe d’Arimatea contraddistinto pure da un particolare copricapo.

Gli altri due personaggi cui sono attribuiti i nomi risultano essere:


6. Maria Maddalena
7. l’apostolo Giovanni

Di queste assegnazioni, a parte la generica attribuzione delle due pie donne, sinceramente solo quelle di Maria di Gesù, Nicodemo e Giovanni d’Arimatea possono essere condivise.
Assolutamente errata è quella attribuita all’apostolo Giovanni e da verificare quella di una Maria Maddalena che, al contrario di come è descritta (in preghiera), sembrerebbe aver assunto una posa sacerdotale e questo tanto per via delle mani alzate quanto per il diadema che mostra sulla fronte, simbolo che assegna un ruolo preminente a chi lo indossa.
Trascurati i due personaggi in alto a sinistra (cui comunque azzardo l'identità, pure se vi unisco due punti interrogativi) e, soprattutto, il terzetto sempre in alto a destra.
Di questo ci si è affrettati a considerare solo l’ultimo con quella che per noi è l’assegnazione in assoluto più sbagliata che fosse possibile fare. Ovvero l'apostolo Giovanni.
Quel giovane in realtà appartiene fortemente al terzetto ed è compreso quindi in una intrigante rappresentazione di personaggi contemporanei del Perugino.

Il terzetto "contemporaneo"

Nei tre personaggi del "terzetto", quello in atto è il linguaggio delle mani che il Perugino ha usato con grande sapienza e che, facendo un po' di attenzione, è possibile decodificare.
Dice il primo (quello più a sinistra): "Io so dov'è nascosta la "cosa" (o la verità/l'oggetto/il segreto)
Risponde il secondo (quello al centro del terzetto): "O Dio mio …"
Mostra dissenso infine il terzo, il più giovane.

Facendo attenzione all’abbigliamento del primo dei tre, ci si accorge che questo (10) veste come un cataro. Perché questo “costume”? Per rappresentare l’eresia che in qualche modo investe il personaggio rappresentato?

Al centro, un secondo e più anziano monaco (11), sta con le mani giunte in preghiera. Espressione e posa ne rivelano lo stato di preoccupazione legato certamente al gesto che il primo sta compiendo e che il secondo osserva trepidando.

Il terzo personaggio, quello al quale la critica assegna il ruolo dell’apostolo Giovanni (7), è un giovane vestito in maniera altamente simbolica. In realtà quelli imposti dal Perugino, tonaca nera e manto rosso, nell’antica tradizione esoterica rappresentano i colori degli eletti in particolare in quella che la discendenza della stirpe sacerdotale dei Rex Deus.
Il giovane, tra l'altro vagamente effeminato (cosa che ha forse indotto alla semplicistica assegnazione del personaggio di Giovanni), ha un’espressione stizzita e le mani, intrecciate e rivolte verso il basso, indicano una forte discordanza nei confronti del volere del primo ma, allo stesso tempo, rassegnazione. Come se quello che il primo sta dicendo (e che il secondo monaco teme) sia una trasmissione di conoscenza e, di fatto, un passaggio di responsabilità.

Chi sono questi tre personaggi vestiti diversamente dai personaggi legati all’episodio evangelico? E di cosa stanno discutendo di così tanto importante e grave da spingerli ad ignorare la drammatica scena?

Chi sono i tre personaggi?

Il primo ha le fattezze prossime a quelle di Girolamo Savonarola, il monaco ferrarese scomunicato dal Papa e poi condannato al rogo.


L’accostamento all’abbigliamento cataro, dottrina ritenuta eretica e avversata dal Papato, è altamente simbolico.

Il secondo personaggio, ovvero l’anziano monaco, è davvero un monaco e la rassomiglianza con il famoso fra Vincenzo Bandello, c’è tutta.


Vincenzo Bandello è il Generale dell’ordine domenicano dei Predicatori e, cosa non secondaria, insegnante dello stesso Savonarola.

Il terzo personaggio infine, per me rappresenta Alessandro Braccesi, letterato e diplomatico fiorentino di ottimo prestigio, nonché protettore, presso il Papa, proprio di Girolamo Savonarola.


La sua amicizia con il monaco ribelle potrebbe aver prodotto la diffidenza del Perugino che nel Compianto, seguendo sempre il “linguaggio delle mani”, lo identificherebbe come successore (proprio al Savonarola) nella conoscenza.
Sembra che il Perugino ritrasse un Alessandro Braccesi da giovane ma anche questa potrebbe essere un'assunzione errata, non fosse altro che per questioni di età. Il dipinto è stato realizzato nel 1495 quando il Braccesi aveva più di 50 anni. Molto più probabile è la contemporaneità di quel volto che coinciderebbe con il ritratto di Marcantonio, il giovane figlio dello stesso Alessandro Braccesi!

Il video-dossier "MISTERI DIPINTI: Compianto sul Cristo morto"


- La trattazione completa dell'argomento è disponibile sia nella forma del relativo video-dossier disponibile alla visione su YouTube, sia nella versione elettronica in formato PDF che è scaricabile da qui:
MISTERI DIPINTI: COMPIANTO SUL CRISTO MORTO




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